
Nell’ultimo mese e mezzo, ovvero da quando ChatGPT ha fatto la sua comparsa, non c’è stato filosofo, economista, esperto tecnologico, politico che non abbia detto la sua sulle implicazioni che il chatbot basato sull’intelligenza artificiale e machine learning sviluppato da Open AI avrà sulla società. C’è chi ne loda le potenzialità e chi invece lancia l’allarme sui possibili effetti negativi che potrebbe avere: dalla minaccia a posti di lavoro esistenti e alla stessa democrazia all’uso distorto che ne potrebbero fare i criminali informatici. La verità, come sempre, sta nel mezzo.
Secondo il paradigma di “Schumpeter-Freeman-Perez”, ci troviamo immersi nella sesta onda di Kondratiev – quella che segue l’era dell’informatica e delle telecomunicazioni iniziata nel 1971 – e di cui fa parte a pieno titolo anche ChatGPT. Le nuove tecnologie stanno plasmando il mondo di domani e trasformando le varie industrie che per necessità e virtù si stanno adattando. Anche il comparto assicurativo è impegnato in questo percorso e ChatGPT potrebbe rappresentare un ulteriore strumento per efficientare alcune operazioni soprattutto in ambito customer care. Difficile invece ipotizzare la sostituzione di un intermediario fisico con un chatbot. Già con l’arrivo delle insurtech c’erano Cassandre che parlavano di estinzione della figura dell’agente, scenario che al momento non si è avverato. Anzi, la consulenza assicurativa è più viva che mai, soprattutto in Italia. E al momento lo sa anche l’IA che governa ChatGPT. Alla richiesta di un consiglio su quale polizza assicurativa comprare ci ha invitato gentilmente ad affidarci alle sapienti mani di un agente di assicurazioni.