
Cyber Risk, AIBA: “Ancora poche le imprese che hanno sottoscritto una polizza nel 2017”.
Aumenta la consapevolezza del cyber risk in Italia ma siamo ancora agli inizi. A rivelarlo è una ricerca che l’Associazione Italiana Brokers di Assicurazioni e Riassicurazioni (Aiba) ha presentato venerdì scorso a Roma durante il suo convegno nazionale dal titolo “Security Code. I nuovi scenari per la gestione e il finanziamento del cyber risk nella industria 4.0, alla luce del Regolamento Gdpr”.
Cyber risk, i dati sugli attacchi
“Il tempo medio impiegato da un’azienda per capire di essere sotto attacco cyber è di 205 giorni e per riprendersi da una violazione sono necessari circa 74 giorni. I danni complessivi provocati dal cyber crime in Italia nel 2017 ammontano a circa i 10 miliardi di euro. Le grandi aziende e le organizzazioni governative sono costantemente sotto attacco; oltre il 50% delle Pmi ha subito un attacco nel 2017, per un costo medio di circa 35mila euro. Lo scorso anno i cyber criminali sono riusciti a rubare 40mila euro a una Pmi, ingannando il figlio dell’amministratore delegato con due sole email: non è possibile definire un perimetro certo di difesa e non esiste tecnologia che ci difenda dall’ingegno delle persone. Un errore commesso in fase di chiusura di un rapporto nella filiale di una banca, ha prodotto un risarcimento danni di 1 milione di euro a favore del cliente: i dati sono preziosi e costosi i rischi dei trattamenti completamente automatizzati”, sottolinea ancora l’Aiba.
Per Luca Franzi De Luca, presidente dell’Aiba, “le aziende sono sempre più dipendenti dalle tecnologie, operano in un mercato globale sempre più interconnesso che ha eliminato, di fatto, i confini spazio-temporali. Il numero di attacchi è in costante aumento e a preoccupare è soprattutto l’alto livello di sofisticazione. Lo sviluppo di tecnologie come l’Internet of Things, il cloud computing e il mobile aumentano costantemente il raggio delle vulnerabilità e rendono indispensabile adottare efficaci strategie di cyber security che devono coinvolgere tutte le funzioni aziendali”.
Cyber risk, mercato assicurativo italiano cyber in fase embrionale
Il mercato assicurativo italiano cyber, si è evidenziato, “è ancora nella sua fase embrionale: poche le imprese che hanno sottoscritto una polizza nel 2017, scegliendo soluzioni che non sempre riescono a garantire la copertura completa del rischio. Il valore del mercato cyber è di circa 20 milioni di euro. Le compagnie faticano a individuare standard di riferimento per un rischio in costante e imprevedibile evoluzione, i cui costi totali sono difficili da stimare e dove mancano dati storici su un arco temporale sufficiente a consentire una compiuta valutazione del rischio in sede di assunzione”.
La polizza cyber, ricorda l’associazione, può coprire sia i danni dell’impresa (interruzione dell’attività, proprietà intellettuale, ripristino dei sistemi), sia i danni a terzi (violazione privacy, perdita profitto, frode finanziaria), sia i costi per la difesa legale, ripristino, reputazione e altro. “Nel mercato si sta affermando la tendenza a escludere il cyber risk dalle coperture tradizionali, come ad esempio le assicurazioni property & casualty. Però, allo stesso tempo le coperture specifiche sui cyber risk, tendono a escludere le lesioni e i danni materiali”, osserva ancora Franzi De Luca.
Dal 25 maggio 2018, il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (Gdpr) sarà finalmente applicabile e potrà aumentare la sensibilità verso questo tema. “Quando si parla di Industria 4.0 non si può fare a meno di considerare la sicurezza dei dati, l’asset immateriale di maggior valore delle imprese”, ha concluso il presidente dell’Aiba. “È fondamentale che il tema della sicurezza diventi il pilastro delle strategie di business aziendali. Oggi molti manager sono consapevoli della vulnerabilità aziendale rispetto al cyber risk, ma non tutti sono in grado di gestire un attacco: il cyber risk management è diventato un aspetto decisivo per la sostenibilità economica delle aziende”.
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