
È intervenuta in audizione sul ddl Bilancio la presidente dell’Ania, Maria Bianca Farina, che, oltre ad un breve appunto sulla revisione della disciplina delle detrazioni fiscali, ha segnalato alcuni aspetti tecnici da correggere in particolare in relazione all’art. 24 “Misure in materia di rischi catastrofali”. Nel testo di legge è infatti previsto l’ampliamento dell’accordo tra pubblico e privato, in cui la gestione del rischio è affidata direttamente al mercato assicurativo, mentre lo Stato assume il duplice ruolo di regolatore e di riassicuratore, attraverso una garanzia a favore delle compagnie prestata da Sace.
L’articolo della norma definirebbe un sistema di copertura dei danni prodotti da eventi catastrofali alle immobilizzazioni materiali delle imprese. Nel suo intervento, la presidente ha auspicato che lo stesso possa essere esteso anche alle persone fisiche.
Le modifiche da apportare
Nonostante il plauso all’iniziativa, secondo Farina la norma preparata dal governo presenterebbe “numerose criticità, e, perciò, sarebbe necessario apportarvi dei miglioramenti”. In particolare, la presidente sostiene che sarebbe complicato “se non addirittura impossibile” per le compagnie italiane reperire anche sui mercati internazionali la capacità assicurativa necessaria per garantire un rischio, quello cat nat, che è “potenzialmente illimitato”. La legge – ha detto Farina – quindi dovrebbe “definire – assieme con l’esposizione massima delle obbligazioni della Sace (fissata per i primi tre anni in 5 miliardi all’anno) – anche le modalità di determinazione dell’esposizione massima del settore privato”.
Infine, la presidente di Ania nel suo intervento ha riportato un esempio di come verrebbe gestito in partnership pubblico-privato un evento cat nat a seguito dell’approvazione di questa norma. Farina ha ipotizzato che se si verificasse una calamità naturale con un danno complessivo di 20 miliardi di euro e ci trovassimo in presenza di una cessione del 50% del rischio alla Sace, bisognerebbe “necessariamente” rivedere i fondi stanziati, in quanto il limite dei 5 miliardi di euro stabiliti comporterebbero per il settore assicurativo l’obbligo di farsi carico di risarcire i restanti 15 miliardi di euro.
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