IMS, corporate

Il mercato della telematica auto è più florido che mai. Valutato 23,8 miliardi di dollari nel 2020 è destinato a crescere grazie soprattutto all’adozione dei veicoli connessi. Uno studio Assintel ha inoltre stimato che entro la fine di quest’anno il 70% dei veicoli commercializzati in Italia saranno dotati di sistemi di telematica integrata. Tra i leader di questo settore troviamo IMS (Insurance & Mobility Solutions), azienda che opera nell’ambito dei servizi basati su dati generati dai durante la guida dei veicoli e fornisce soluzioni aziendali a livello globale a compagnie assicurative, operatori di mobilità e pubblica amministrazione. 

La piattaforma IMS Drivesync

La società ha aperto nel 2021 a Roma la sua filiale italiana, ma la storia dell’azienda è iniziata oltreoceano nel secolo scorso. “IMS è nata in Canada nel 1999 e recentemente si è fusa con il leader della telematica assicurativa inglese, Trak Global Group, nel 2018 – racconta Mauro Cantoni, Ceo di IMS Italy e Svp sales Europe – Dalla fusione è stato costituito un Gruppo multinazionale che è andato quotidianamente rafforzando le proprie ambizioni globali”. Ad oggi è presente con uffici nel Regno Unito, in Europa e Nord America.

Fiore all’occhiello della società è la piattaforma IMS DriveSync che offre ai clienti la possibilità di migliorare il proprio modello di tariffazione, l’ingaggio dei propri clienti, la gestione del rischio e la gestione dei sinistri sfruttando i dati telematici da qualsiasi fonte: app per smartphone, hardware aftermarket e unità integrate OEM. L’azienda ha analizzato oltre 15 miliardi di chilometri percorsi e i suoi algoritmi sono alimentati da trilioni di punti dati ogni giorno.

I tre servizi

Attraverso la piattaforma vengono offerti tre servizi. Il primo è il Risk Profiling fornito attraverso il monitoraggio dei comportamenti di guida degli assicurati, che viene rilevato per mezzo dell’acquisizione dei dati di accelerazione, velocità, frenate, comportamenti in curva, ecc. e tradotto in uno scoring altamente predittivo del rischio di incidente.

Il secondo sono Engagement, Coaching e Rewarding, finalizzati ad ingaggiare gli assicurati attraverso format consolidati ed ingegnerizzati, che, mentre da una parte incentivano l’interazione con la compagnia e la fidelizzazione dell’assicurato, dall’altra ne consentono di modificare in breve tempo i comportamenti di guida con drastico, positivo impatto sulla frequenza sinistri e sul Loss Ratio delle compagnie, nostre partner, che li adottano.

Il terzo e ultimo servizio è il Connected Claim, che integra l’offerta descritta sopra e dedicata a prevenire e minimizzare il rischio di sinistro, con servizi che, nei casi in cui questo, inevitabilmente, avviene, consentono comunque di migliorarne la gestione, attraverso il rilevamento automatico dell’incidente, la ricostruzione della dinamica dello stesso e trasformando il FNOL delle compagnie da reattivo a proattivo, con un effetto di saving per la compagnia e di soddisfazione per l’assicurato che può apprezzare il risultato in termini di velocità ed efficienza nella gestione del sinistro.

Telematica, Italia a rischio sorpasso

L’Italia è stato il primo paese al mondo ad adottare teconologie di telematica a scopo assicurativo ed a raggiungere penetrazioni importanti a partire dall’inizio degli anni 2000. Ma secondo Cantoni “oggi questo modello è talmente consolidato, però, che rischia di diventare un limite. Infatti – spiega – mentre altri paesi si muovono con maggiore disinvoltura nell’adottare soluzioni alternative che le nuove tecnologie offrono, ad esempio gli smartphone, l’Italia sembra ancorata all’adozione del modello che conosce bene, sebbene ne siano ormai anche chiari i limiti economici (costo alto in confronto all’attuale premio medio), di user experience (alta intrusività per l’assicurato), tecnologici (veloce obsolescenza) e applicativi (incapacità di rilevare i comportamenti più rischiosi quali la guida distratta). Paradossalmente l’industria italiana che si è sviluppata intorno a questo mercato, dall’aver assunto una posizione pionieristica solo due decenni fa, rischia ora di rimanere ancorata ad un modello superato ed inadeguato a gestire nuovi rischi e nuove dinamiche del mercato”.

Mauro Cantoni, Ceo di IMS Italy e Svp sales Europe

Compagnie, obbligo salto generazionale

La società mira ad aiutare le compagnie assicurative italiane a fare un salto generazionale (salto ormai effettuato in altri mercati) in termini di tecnologie e supportarle nel cambiamento. “Vogliamo aiutarle a superare i limiti delle vecchie tecnologie che consentivano di profilare il rischio solo quando ormai acquisito in portafoglio – afferma Cantoni – e, allo stesso modo, consentivano di rilevare un potenziale comportamento fraudolento di un proprio assicurato solo in fase di gestione di un sinistro già accaduto, quando, invece, attraverso uno smartphone, è possibile rilevarlo molto prima, già a poche settimane della sottoscrizione della polizza, al fine di prevenire le frodi, invece di doverle gestire a posteriori. Vogliamo aiutarle a capire che, se lo scopo di installare una box è quella di monitorare i comportamenti di guida ed incentivare quelli virtuosi, la loro incapacità di rilevare il comportamento che è attualmente la principale causa di sinistro, cioè la guida distratta, ne rende del tutto marginale il risultato”.

I clienti di IMS

IMS attualmente lavora con le più importanti compagnie assicurative in tutto il mondo da Nationwide,
Aviva Canada e Berkshire Hathaway in Nord America ad Aviva Uk, Carrot Insurance, Zurich Insurance,
Allianz in Europa mentre in Italia è attiva la collaborazione con il broker Aon e sono in piedi alcuni pilot
con delle compagnie assicurative.

Insurtech, serve maggiore concretezza

In merito al fenomeno insurtech Cantoni ritiene che il settore deve trovare ancora una dimensione di maggiore concretezza. “Se guardiamo al settore auto, l’Italia ha avuto posizioni pionieristiche in ambito insurtech dall’inizio degli anni 2000, stimolata da un contesto di mercato favorevole, ma questa spinta innovativa del mercato sembra essersi esaurita con impatto sull’intera filiera. Specificamente, il mercato dell’Rc auto dovrebbe prendere atto che il rischio di sinistro si è profondamente modificato negli ultimi anni e le vecchie soluzioni continuano a limitarsi a monitorare un sottoinsieme e neanche quello più significativo degli eventi che lo determinano. La prudenza dell’industria assicurativa nell’adottare soluzioni future proof è il limite con il quale l’insurtech oggi si confronta e fatica ad esprimere tutto il potenziale del quale sarebbe capace”.

Seguici sui nostri canali social: Facebook Twitter 

Leggi tutte le nostre notizie cliccando QUI

Francesca Ghisi

Classe 1994, laureata in Giurisprudenza è esperta in Bancassurance e Diritto Comparato.