
Nel 2021 la campagna delle Nazioni Unite Race to Zero ha portato alla costituzione della Net-Zero Insurance Alliance (Nzia), un’alleanza che mira a riunire l’industria assicurativa per aiutarla ad accelerare la transizione verso un’economia globale a zero emissioni di gas serra entro il 2050. L’iniziativa è nata a seguito della Glasgow Financial Alliance for Net Zero (Gfanz), un’associazione che – a sua volta – riunisce le maggiori società del mondo finanziario per la transizione a un futuro a zero emissioni nette di gas serra. Tra i primi firmatari del protocollo vi erano otto tra i principali assicuratori e riassicuratori del mondo (Axa, Allianz, Aviva, Generali, Munich Re, Scor, Swiss Re e Zurich).
Lo scorso gennaio la Nzia, in occasione del World Economic Forum a Davos in Svizzera, ha lanciato il suo primo protocollo che definisce “gli obiettivi utili per avere un’economia globale a zero emissioni di gas serra entro il 2025”. L’accordo consente ai membri dell’associazione di “fissare in modo indipendente” obiettivi intermedi basati su dati scientifici per i rispettivi portafogli di sottoscrizione assicurativa e riassicurativa, in linea con un percorso di transizione net-zero coerente con una temperatura massima aumento di +1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali entro il 2100. L’alleanza, dopo aver raggiunto i 29 membri, ne conta oggi 11 e tra questi non ci sono più molti dei firmatari dell’iniziativa. Infatti, negli ultimi tempi, qualcosa sembra essere andato storto. Uno dopo l’altro, alcuni dei maggiori player del settore assicurativo e riassicurativo mondiale hanno abbandonato l’alleanza.
L’uscita di alcuni firmatari
Fino a poco tempo fa l’alleanza rappresentava circa il 15% del volume mondiale dei premi assicurativi, ma ad oggi con l’uscita di alcuni fondatori firmatari ci si pone qualche interrogativo sugli sviluppi futuri dell’accordo. Sono diverse le società che hanno scelto di abbandonare la Nzia generando una sorta di esodo di massa. Il tutto a soli due anni dalla sua costituzione. Molte delle società uscenti dall’accordo hanno annunciato da poco i loro obiettivi di sostenibilità che includono la progressiva decarbonizzazione del portafoglio di investimenti diretti per renderlo neutrale molto prima del 2050. Ma i motivi sembrano essere anche di natura regolamentare, in particolare sarebbero legati a questioni sollevate da alcune Autorità Antitrust.
I perchè dietro gli addii
Secondo Reuters dietro alle fughe potrebbero esserci anche pressioni politiche – in particolare dagli Stati Uniti – con l’accusa agli assicuratori di possibili violazioni di norme antitrust, e anche di aver fatto aumentare i premi per colpa delle iniziative a favore dell’ambiente. Recentemente è stato l’amministratore delegato dei Lloyd’s di Londra John Neal a rivelare a che le regole di adesione alla Nzia devono essere “meno prescrittive o rischia di mandare in frantumi gli obiettivi comuni”.
Secondo l’agenzia, 23 procuratori generali di Stato negli Usa hanno comunicato ai membri della Nzia che gli obiettivi e i requisiti del gruppo sembravano violare le leggi antitrust sia federali che statali, e in una lettera inviata lo scorso 15 maggio hanno concesso agli assicuratori un mese per rispondere. I procuratori hanno anche accusato gli assicuratori di un’azione collaborativa “per promuovere un’agenda climatica attivista” che starebbe avendo “gravi effetti dannosi” sui residenti dei loro Stati. “La spinta – si legge – per costringere le compagnie assicurative e i loro clienti a ridurre rapidamente le proprie emissioni ha portato non solo a un aumento dei costi assicurativi, ma anche a prezzi elevati del gas e costi più elevati per prodotti e servizi su tutta la catena, con conseguente inflazione da record e difficoltà finanziarie per i residenti dei nostri Stati”.
Swiss Re, Muniche Re, Hannover Re e Zurich, tra i firmatari fondatori dell’iniziativa, hanno lasciato la Nzia affermando che la loro uscita “non modificherà i loro impegni individuali nei confronti del cambiamento climatico”. Allianz ha invece comunicato, attraverso uno statement inviato via e-mail, di aver deciso di lasciare l’alleanza pur restando fedele ai propri obiettivi di contrasto al cambiamento climatico. Tra le organizzazioni che hanno abbandonato l’accordo vi è anche il riassicuratore francese Scor. Il nuovo Ceo della società ha annunciato l’uscita dalla Nzia durante l’assemblea generale annuale dell’azienda in cui sono state presentate alcune delle nuove politiche di transizione climatica ed energetica di Scor.
Le reazioni
In merito all’uscita di molte compagnie dalla Nzia, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (Unep) ha dichiarato che c’è un bisogno “fondamentale e urgente” di collaborazione con il settore assicurativo globale per affrontare con successo l’emergenza climatica”.
Inoltre, in uno statement dello scorso 5 luglio 2023 l’UN Environment Programme (Unep) ha affermato di “essere pienamente impegnato a rafforzare e approfondire il lavoro di collaborazione con il settore assicurativo e i principali stakeholder per far progredire il pensiero e le pratiche assicurative a zero emissioni a livello globale, al fine di accelerare e scalare la transizione verso un’economia a zero emissioni”. L’Unep ha poi aggiunto che gli aderenti “rimangono impegnati nella transizione verso lo zero netto e si stanno impegnando con una più ampia comunità di stakeholder per la futura evoluzione della Nzia”. Ad ogni modo nel sito web della Nzia si può vedere che l’alleanza conta ancora 11 membri tra cui le italiane Generali e Intesa SanPaolo Vita. La redazione di Insurzine ha contattato la Nzia per chiedere conto dei continui addii ma il portavoce dell’alleanza ha preferito non commentare confermando che gli sforzi dell’iniziativa andranno avanti.
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