
Nel 2022 le calamità naturali hanno causato danni per 275 miliardi di dollari, di cui solo 125 miliardi erano assicurati. I dati rilasciati da Swiss Re nel suo ultimo rapporto sigma di marzo non lasciano spazio ad interpretazioni. Anno dopo anno i disastri naturali stanno diventando una consuetudine e crescono in frequenza ed intensità. Lo possiamo toccare con mano in questi giorni con le trombe d’aria che hanno colpito Milano, gli incendi che hanno circondato Palermo e fatto fuggire i turisti dalle isole greche di Corfù e Rodi. E senza andare troppo lontano nel tempo, ci basti ricordare le alluvioni che hanno devastato l’Emilia Romagna. Ed è proprio per contrastare quest’ultimo fenomeno, quello delle inondazioni, che nasce nel 2017 FloodFlash.
Tre tecnologie alla base di un servizio completo
Fondata dal suo attuale chief underwriting officer Ian Bartholomew, la startup londinese ha sviluppato un’assicurazione parametrica contro il rischio alluvione. L’offerta di FloodFlash si basa su tre tecnologie principali. La prima è un sensore IoT (internet of things) che monitora lo stato delle alluvioni e valuta i danni causati dall’inondazione. Questo device, offerto insieme alla polizza, viene installato da un professionista. Se il sensore rileva un allagamento, secondo un parametro impostato precedentemente, il cliente viene avvisato e inizia la procedura per richiedere il risarcimento. La seconda tecnologia è un modello dati proprietario che elabora i premi mentre la terza è una piattaforma di sottoscrizione basata su cloud che viene utilizzata per rendere disponibili le quotazioni ai broker e ai loro clienti. “Questo approccio basato sulla tecnologia ci offre due grandi vantaggi – afferma Adam Rimmer, ceo di FloodFlash – In primo luogo, ci aiuta a fornire una copertura conveniente, soprattutto ora che alcune compagnie assicurative si stanno ritirando dal mercato cat nat. In secondo luogo, la nostra gestione dei sinistri è molto più veloce, più economica e più amichevole per i clienti rispetto ai tipici sinistri per alluvioni catastrofiche. Nel novembre dello scorso anno abbiamo pagato un cliente in meno di quattro ore”.
La società ha all’attivo una partnership di riassicurazione con Munich Re mentre ha collaborato con Aviva per la distribuzione del prodotto. A parte i 20 milioni di dollari raccolti dalla fondazione ad oggi, Rimmer non ha voluto rilasciare altri numeri relativi alla società. “Non posso dire i numeri esatti dei nostri clienti perché è un tema commercialmente sensibile – spiega – Quello che dirò è che sono così orgoglioso dell’impatto che la squadra ha avuto in pochissimo tempo. Abbiamo aiutato aziende di tutte le dimensioni, dai proprietari di singoli immobili alle centrali elettriche e alle ex squadre di calcio della premiership. È fantastico vedere su una mappa la presenza delle nostre polizze che coprono tutto il Regno Unito e gli Stati Uniti”.
Italia, mercato interessante
Regno Unito e Stati Uniti sono i due mercati in cui opera FloodFlash, rispettivamente dal 2019 e dal 2022. Ed è soprattutto sul secondo che si stanno concentrando gli sforzi e le aspettative della società visto che è “il più grande mercato assicurativo al mondo per quanto riguarda le alluvioni”. Ciò non toglie che per il futuro la società non escluda l’approdo in altri mercati interessanti, come ad esempio quello italiano. “La nostra missione è aiutare più persone a riprendersi da alluvioni catastrofiche utilizzando un’assicurazione parametrica. Ciò significa che intendiamo entrare in tutti i mercati in cui esiste un problema di sottoassicurazione contro le inondazioni. Le recenti alluvioni che hanno interessato Emilia-Romagna e Marche hanno dimostrato che l’Italia non è estranea a questi fenomeni. Purtroppo – conclude Rimmer – gli studi hanno evidenziato che solo una piccola parte era coperta da assicurazione, il che significa che la ripresa può essere più lenta e più difficile. Se invece fosse stata disponibile un’assicurazione a prezzi accessibili, la situazione sarebbe decisamente migliore”.
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