
Che un quotidiano nazionale come Repubblica titolasse, con uno scoop da manuale, l’inizio di una scalata alle Generali, cogliendo di sorpresa tutti, soprattutto i più importanti quotidiani economici, non poteva non portare a ovvie ma come tali non convincenti smentite da parte di Delfin (che non avrebbe interesse a fare apprezzare, adesso, il valore azionario delle Generali) e di converso a far rilasciare dichiarazioni rassicuranti al Presidente di Generali che non poteva che tranquillizzare il mercato ma al contempo non a convincerlo.
Di fatto una breve analisi del perché comunque vada (sarà il mercato a decidere come sempre) la partita sia finanziaria che industriale su Generali è avviata e si dovrà concludere con un cambiamento rispetto allo status quo odierno.
Analisi Finanziaria
Generali, rispetto a tutti i suoi competitor europei, tratta con il maggior sconto tra la capitalizzazione di mercato e il valore intrinseco.
Si stima che il rapporto tra il patrimonio netto e il CSM (valore intrinseco netto) al netto delle imposte, sia di 53 miliardi per Generali, mentre la sua capitalizzazione di mercato è di 28 miliardi, quindi lo sconto è del 48%.
Per contro, le rivali Allianz e Axa sono scambiate entrambe con uno sconto del 15% sul loro valore intrinseco netto e Zurich addirittura con un premio del 100% circa. Gli spazi di crescita sono enormi.
Analisi industriale
Oggi Generali in Italia non può più crescere per linee esterne (ultima operazione di sistema quella con Cattolica) ma solo cercare di sviluppare business non auto giocando sulla enorme sottoassicurazione nazionale e procedere, come sta già facendo, con acquisizioni in Europa e oltre.
Una crescita sui valori di borsa (vista la sua elevata sottocapitalizzazione) potrebbe offrirgli quel carburante per poter crescere dimensionalmente all’estero senza passare necessariamente da aumenti di capitale, per quanto necessari e, su Generali, mai attuati da molti decenni.
Ecco perché Delfin ha oggi in mano un importante strumento, per adesso solo autorizzativo, ma che se gestito bene le consentirebbe di strutturare una delle più importanti operazioni industriali e finanziarie degli ultimi 60 anni.
Il Governo potrebbe sostenere questo cambiamento al di là delle polemiche già in atto sul tema debito pubblico di cui Generali è detentrice.
Che si passi da una fusione tra Mediobanca e Unicredit con dentro Generali o ad uno schema similare il mercato lo saprà a breve tenuto conto che Mediobanca deve il 50% dei suoi utili a Generali e senza di essa anche Mediobanca non avrebbe più senso.
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