Tavola Rotonda Cineas

Instabilità finanziaria, inflazione e politica monetaria/fiscale sono stati i principali fattori di rischio che hanno comportato un rimescolamento delle carte in tavola per i risk manager e per gli imprenditori italiani nell’anno appena trascorso. Questo è quanto emerge dalla decima edizione del report annuale realizzato da Cineas insieme a Ipsos e presentato il 20 aprile 2023 durante un evento tenutosi nell’aula magna del Politecnico di Milano.

Ad aprire i lavori è stato il presidente del consorzio universitario Massimo Michaud che ha ricordato l’impegno di Cineas ovvero diffondere la cultura del rischio e definire i rischi emergenti. A seguire è intervenuto il Professor Enzo Risso di Ipsos che ha ricordato come la gestione del rischio nelle aziende italiane resti ancora frammentaria. Secondo il report, infatti, soltanto nella metà delle imprese intervistate è stato costituito un modello di mappatura del rischio al livello del consiglio di amministrazione. E, quando presente, la gestione del rischio risulta spesso soltanto una necessità per minimizzare la frequenza e la gravità dei danni (60,5%) e non un’opportunità per anticipare le minacce future (53,9%).

“Dal 2019 ad oggi al primo posto dei rischi più temuti a livello mondiale dalle imprese c’è stato il cambiamento climatico – ha illustrato Risso – Ma ora sono diversi i temi di più stretta attualità che cominciano a far paura. Fino al 2022 una problematica come quella relativa all’instabilità geopolitica in Europa non era nemmeno lontanamente contemplata. L’evoluzione dei fattori di rischio ha portato nell’ultimo anno a individuare 6 rischi esistenziali: cat nat, crisi energetica, supply chain, perdita di personale (si pensi al fenomeno relativo alla great resignation), crisi del mercato locale e nuove pandemie”.

I rischi emergenti che stanno cambiando il mondo

I rischi geopolitici e finanziari, l’internazionalizzazione delle imprese, il coinvolgimento in catene di fornitura globali e la partecipazione degli organi di governance nei processi di gestione del rischio sono stati solo alcuni dei temi toccati dal vicepresidente esecutivo dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (ISPI), Paolo Magri. “Negli ultimi anni è cambiato il mondo. La globalizzazione oggi si è trasformata e con sé anche il concetto di risk management. Se quattro anni fa i problemi più temuti relativamente alla gestione del rischio erano l’emergere sempre più forte della potenza cinese e la Brexit, oggi i problemi sono altri e sono diversi”.

“Una guerra, una pandemia, tutte le potenze globali che stanno tornando ad armarsi, la crisi delle materie prime e il cambiamento climatico. Ma non solo. Nello scenario attuale – ha continuato Magri – il più grande fattore che impatta sui rischi è una convinzione: in un libero mercato non ci può essere una crisi. Nel 2022 il conflitto russo-ucraino ci ha dimostrato come quanto questa convinzione sia debole. È successo infatti che l’impossibile è diventato possibile. Se quello che è successo con la Russia accadesse con la Cina, che è la più grande economia al mondo dopo l’America, sarebbe veramente preoccupante. Questo rischio dopo il cambiamento climatico e la transizione energetica, sarebbe nella top tre dei rischi esistenziali”.

La tecnologia come leva strategica per superare il cambiamento climatico

A concordare con Magri sui possibili scenari geopolitici futuri e sulla questione del cambiamento climatico è stato l’amministratore delegato di Bonifiche Ferraresi Federico Vecchioni, che ha ricordato come il climate change sia al centro delle preoccupazioni di risk manager e imprenditori. “La crisi del grano sta impattando su tutte le filiere mondiali – ha dichiarato – Noi, nel nostro piccolo, abbiamo realizzato Agronica proprio in una logica di aggregazione. Questo per far si che l’agricoltura italiana abbia un player nazionale di riferimento nell’ambito dell’agricoltura digitale. Questa è certamente una delle risposte per superare i problemi relativi ai rischi legati al cambiamento climatico”.

Guardare al futuro ed investire in tecnologia è  la strategia di Bonifiche Ferraresi ma lo è anche di Eni. A dirlo è Francesca Zarri, director technology, R&D & Digital di Eni che ha ricordato come l’innovazione e il digitale giochino un ruolo decisivo nel percorso di transizione energetica della società di Oli & Gas per contrastare il cambiamento climatico. “Il digitale è un elemento abilitatore e amplificatore per la ricerca di soluzioni che ci consentiranno di arrivare ad essere net-zero al 2050 – ha spiegato – Una grande società come Eni, che ha alle spalle una storia importante, ha necessariamente investito in tecnologia ma anche in un sistema interno di derisking. Nel 2023 è cambiato il contesto geopolitico, ma essendo Eni una realtà che possiede moltissimi rapporti con altri Paesi, ecco che queste connessioni ci hanno permesso di contenere la crisi in atto. Tutto questo insegna l’importanza della diversificazione del rischio e del lavoro quotidiano dei risk manager”.

La creazione di ecosistemi tra piccole e medie imprese per affrontare i nuovi rischi

Non investire solo in tecnologia, ma anche in formazione di talenti. È questo il concetto che la Professoressa Giovanna Dossena, chairman AVM Gestioni SG, ha sottolineato nel suo intervento. “Occorre legare il mondo della ricerca universitaria ad un’azione concreta – ha affermato Dossena – La mia vocazione di Professore è quella di imparare ed è fondamentale per me cercare nelle università l’innovazione per poter sviluppare dei piccoli business che poi possano aiutare aziende più grandi a digitalizzarsi”.

A sottolineare l’importanza della digitalizzazione e della cultura del rischio nelle pmi italiane è stato anche il presidente Elica e Aidaf Francesco Casoli, che nel suo intervento non si è dimenticato di ribadire l’importanza della figura del risk manager. “Se gli imprenditori italiani avessero la consapevolezza dei rischi esistenziali sarebbero tutti al corrente di quello che sta succedendo sul fronte del rischio. I rischi che stanno cambiando il tessuto delle aziende italiane sono quelli relativi al sistema brevettuale. Questo perché siamo in un momento storico in cui il tessuto delle pmi vuole crescere come impresa e uscire dai confini nazionali”.

A chiudere i lavori è stato Francesco Semprini, country manager di Swiss Re Corporate Solutions che ha ricordato la complessità del lavoro del risk manager. “Alcuni rischi sono veramente difficili da assicurare. Ricollegandomi a quanto detto da Casoli, parliamo ad esempio del rischio brevettuale. Quest’ultimo è veramente complesso da coprire. Occorre essere molto bravi nel riuscire a tagliare il rischio senza abbandonare il cliente”.

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Francesca Ghisi

Classe 1994, laureata in Giurisprudenza è esperta in Bancassurance e Diritto Comparato.