
L’esperienza del Covid-19 ha creato un’impennata della domanda di soluzioni a tutela dell’interruzione delle catene di approvvigionamento. A sostenerlo è il Global Supply Chain Risk Report 2023 di WTW secondo cui la pandemia ha provocato un effetto domino sulle reti produttive e logistiche a livello globale, oltre a carenza di materie prime, ritardi nelle spedizioni, blocchi portuali e persino la mancanza di conducenti di camion. Le supply chain hanno infatti faticato ad adattarsi alle enormi fluttuazioni della domanda dei consumatori. Questa sfida sistemica ha messo sotto pressione i piani di emergenza e ha spinto le aziende a ridefinire da zero le loro catene di approvvigionamento.
Lo studio ha coinvolto i Risk e i Supply Chain Manager di grandi aziende in tutto il mondo, operanti in otto settori chiave. La quasi totalità di esse ha subìto perdite superiori al previsto: molte si stanno ancora riprendendo e la maggior parte sta cercando di ridurre la complessità della propria catena di fornitura.
I risultati del sondaggio
Il 65% degli intervistati ha dichiarato che negli ultimi due anni le perdite legate alla catena di approvvigionamento sono state maggiori o molto maggiori del previsto, anche se il 58% ha affermato che l’impatto sulle vendite è stato a breve termine. Per questo motivo, l’83% ha apportato modifiche alla propria supply chain e, tra queste, il 18% le ha completamente trasformate mentre il 58% prevede di apportare cambiamenti significativi nei prossimi due anni. C’è però un problema: il 73% ha affermato che la riluttanza dei fornitori a condividere informazioni rende difficile avere la piena trasparenza della propria catena di approvvigionamento.
Interruzione della supply chain: è meglio essere protetti
Grande importanza viene data alla copertura assicurativa: l’89% ritiene che la copertura dai rischi specifici per il settore sia “cruciale” o “necessaria” e l’80% ha dichiarato che la mancanza di copertura assicurativa rappresenta una seria difficoltà. Ad oggi però solo il 17% degli intervistati ha sottoscritto un’assicurazione specifica per coprire i rischi di interruzione dell’attività della supply chain, in quanto il 53% ritiene che questi rischi siano coperti da altre polizze.
“Le aziende hanno tratto molti insegnamenti dalla crisi delle supply chain e stanno lavorando attivamente per aumentare la loro resilienza ai traumi futuri”, ha dichiarato Paolo Molteni, growth director, corporate, risk & broking di WTW. “Sono più consapevoli delle loro vulnerabilità e stanno prendendo provvedimenti per affrontarle, ma spesso sono ostacolate dalla difficoltà di ottenere e analizzare dati dettagliati o di ottenere una visibilità completa attraverso tutti gli anelli della catena”.
Interruzione della supply chain: i fattori di rischio
L’incertezza economica (32%) e l’inflazione (26%) sono tra i principali fattori di rischio nelle catene di approvvigionamento. Ma i rischi cyber hanno l’impatto maggiore (secondo il 34% “elevato” e secondo il 54% “medio”), in quanto la crescente digitalizzazione e automazione dei processi sta vedendo crescere il numero degli attacchi informatici. In aggiunta, la carenza di materie prime (39%), di stoccaggio (35%) e di componenti (33%) avranno anch’essi un impatto significativo sulle aziende nei prossimi due anni.
Infine, con l’aumento degli eventi meteorologici estremi e l’inasprimento delle normative sulle emissioni di carbonio, le aziende sono sottoposte a una maggiore pressione per includere i criteri Esg nelle loro supply chain.
La valutazione dei rischi e un ottimale trasferimento al mercato assicurativo riveste un ruolo essenziale in questo scenario, continua Paolo Molteni, e può trasformarsi un’opportunità di crescita. “Solo un quarto delle aziende intervistate è sicuro di avere una copertura sufficiente per l’impatto di condizioni meteorologiche estreme sulla propria catena di fornitura e meno di una su cinque ha coperture specifiche per l’interruzione dell’attività”.
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