
Stesso nome, approcci differenti ma un unico obiettivo: fornire una copertura a tutte le categorie professionali. Stiamo parlando di WeBind che, a dispetto del nome, è italianissima. Nata in piena pandemia nel 2021 come marchio commerciale dell’agenzia di sottoscrizione Heca si è poi espansa nel 2022 in Spagna costituendosi a Barcellona con il nome di WeBind Plataformas. Dietro a questo marchio c’è Emmanuele Menicucci. “Il socio principale di WeBind è Heca, società di cui sono fondatore e ceo. Heca è nata nel 2010 in un periodo in cui ancora si parlava poco di Insurtech. Sono riuscito a realizzare questo progetto grazie alla possibilità di unire la mia formazione informatica alle conoscenze maturate nel settore assicurativo. La società – racconta – ha assistito a una forte crescita e si è consolidata ulteriormente nel 2022”. Nell’ultimo anno Heca ha avviato importanti cambiamenti con l’allargamento del team commerciale, l’ampliamento del portfolio di prodotti e soprattutto con l’ingresso, nel settembre 2022, di Nick Evers come managing partner. Webind arriva successivamente, con la collaborazione di Carlos Bainotti, oggi ceo di WeBind, e Stuart Middleton, co-fondatore e board member”.
L’anima spagnola di WeBind
Come detto all’inizio WeBind ha due anime: in Italia opera tramite canali b2b mentre in Spagna tramite b2c. È proprio su questo ultimo aspetto che si concentra Menicucci. “WeBind – spiega – è la prima piattaforma in Spagna a offrire soluzioni assicurative online dedicate ai professionisti. Grazie al suo software all’avanguardia, sviluppato internamente, consente in pochi semplici step di ottenere un preventivo adatto alle proprie esigenze e sottoscrivere una polizza in qualunque momento e nella massima sicurezza. Gli utenti hanno la possibilità di scegliere il metodo di pagamento a loro più congeniale versando il premio tramite domiciliazione bancaria o carta di credito”.
La piattaforma di WeBind, lanciata ufficialmente l’1 Febbraio 2023, è stata sviluppata e perfezionata da un team esperto interno e basa il suo funzionamento sulla blockchain: un registro condiviso e decentralizzato che annota le transazioni in modo efficiente permanente e verificabile. L’obiettivo dichiarato è fornire una copertura a tutte le categorie professionali: i professionisti provenienti dai settori tradizionali, come medici e ingegneri; i professionisti appartenenti alle categorie non regolamentate, come i consulenti di marketing, gli sviluppatori o i fotografi.

Obiettivo internazionalizzazione
La società prevede un breve periodo di assestamento nel mercato spagnolo nei prossimi mesi e, successivamente, punta ad espandersi in altri tre mercati europei entro il 2024. “Per lo sviluppo estero procediamo individuando il mercato e scegliendo accuratamente partner locali con cui creare prodotti ad hoc – afferma Menicucci – Requisiti necessari per la scelta dei partner sono innanzitutto la loro solidità, che consente di offrire soluzioni sempre affidabili ai clienti, e non meno importante la condivisione della nostra vision aziendale”.
Insurtech italiano dolce amaro
Sull’insurtech in Italia il giudizio è in chiaro scuro. “Credo che, come in tutti i settori, il mondo dell’Insurtech riservi sia caratteristiche particolarmente positive e stimolanti, che aspetti più delicati. In Italia, probabilmente, abbiamo superato la fase emotiva, in cui molti hanno provato a “cavalcare l’onda” investendo in progetti non sostenibili sia sul piano commerciale che su quello delle infrastrutture tecnologiche utilizzate. Il post Covid-19, l’inizio della guerra in Ucraina, e il conseguente deterioramento delle condizioni economiche, hanno profondamente modificato l’atteggiamento degli operatori del settore, inclusi gli investitori. In Italia – ragiona Menicucci – ci sono poche realtà che sono in utile e che crescono senza grandi acclamazioni, le altre maturano annualmente perdite importanti insostenibili nel lungo periodo”.
Secondo il numero uno di Heca “l’esperienza degli unicorni europei insegna che vendere un’assicurazione online non è come effettuare il delivery di un prodotto. Le regolamentazioni sempre più stringenti, le difficoltà di abbracciare target omogenei e processi a volte articolati aumentano i costi e rendono i modelli fallimentari. Se oggi un giovane imprenditore dovesse chiedermi come avviare una startup insurtech gli suggerirei di partire innanzitutto da un’analisi di quello che il mercato reale necessita e di creare un prodotto che possa generare vendite oggi e non nel futuro”.
Menicucci porta come esempio le parametriche, “particolarmente adatte a un mercato maturo come quello statunitense, o inglese, mentre in Italia non genererebbero volumi importanti, se non quelli di traffico”. La speranza è rivolta al futuro: “Mi auguro che l’Italia acquisti una maggiore consapevolezza sull’importanza dell’Insurtech favorendo la nascita di nuove realtà come WeBind”.
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