ransomware, cybercube

L’89% delle organizzazioni sanitarie ha subito una media di 43 attacchi negli ultimi 12 mesi, quasi uno a settimana. Oltre il 20% ha subito i quattro tipi di attacchi più comuni – compromissione del cloud, ransomware, supply chain e compromissione delle e-mail aziendali/spoofing phishing – e ha registrato in parallelo un aumento dei tassi di mortalità dei propri pazienti. È quanto emerge da un report condotto da Proofpoint, società di cybersecurity, e Ponemon Institute, organizzazione di ricerca sulla sicurezza informatica. Lo studio, che ha coinvolto 641 professionisti dell’IT e della sicurezza sanitaria, indica tra le conseguenze più comuni degli attacchi i ritardi nelle procedure e negli esami, che si traducono in prestazioni scadenti per i pazienti per il 57% degli operatori sanitari, e in un aumento delle complicazioni delle procedure mediche per quasi la metà di essi. La tipologia di attacco che impatta maggiormente sull’assistenza ai pazienti è il ransomware, che determina pesanti ritardi nelle prestazioni o nei test per il 64% delle organizzazioni e una degenza più lunga dei pazienti per il 59%.

“Gli attacchi che abbiamo analizzato mettono a dura prova le risorse delle organizzazioni sanitarie. Il risultato non è solo un’enorme perdita economica, ma anche un impatto diretto sull’assistenza ai pazienti, che mette in pericolo la loro sicurezza e salute”, spiega Larry Ponemon, presidente e fondatore di Ponemon Institute. “La maggior parte dei professionisti dell’IT e della sicurezza considera le proprie organizzazioni vulnerabili a questi attacchi e due terzi ritengono che tecnologie come cloud, mobile, big data e Internet of Things aumentino ulteriormente i rischi per i dati e la sicurezza dei pazienti”.

Dall’indagine è emerso che l’insicurezza dell’Internet of Medical Things è una delle principali preoccupazioni. Le organizzazioni sanitarie hanno in media più di 26.000 dispositivi connessi alla rete. Sebbene il 64% degli intervistati sia preoccupato per la sicurezza di questi dispositivi, solo il 51% li include nella propria strategia di cybersecurity.

“L’assistenza sanitaria è rimasta indietro rispetto ad altri settori nell’affrontare il crescente numero di attacchi informatici, e questa immobilità impatta negativamente sulla sicurezza e sul benessere dei pazienti”, commenta Ryan Witt, healthcare cybersecurity leader di Proofpoint. “Finché la sicurezza informatica rimarrà una priorità di basso livello, gli operatori sanitari continueranno a mettere in pericolo i loro pazienti. Per evitare conseguenze drammatiche, le organizzazioni sanitarie devono comprendere come la cybersecurity influisca sull’assistenza ai pazienti e mettere in atto i passi necessari per proteggere al meglio le persone e i loro dati”.

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Redazione

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