
L’inizio del 2022 è stato segnato dallo scoppio del conflitto russo-ucraino che ha portato con sé una crisi geopolitica nel cuore dell’Europa. Dopo due anni di pandemia, ora, l’intero ecosistema della gestione del rischio si trova a confrontarsi con scenari che hanno fatto saltare processi consolidati. Le clausole assicurative guerra e socio politiche che erano relegate al solo marine per la navigazione in mari ad alto rischio pirateria ora sono più attuali che mai. Di come affrontare questi rischi emergenti si è discusso durante il webinar organizzato da Anra insieme al Gruppo Lercari intitolato “Geopolitical Risk Management” e andato in scena il 4 maggio.
Ad aprire i lavori è stato Giovanni Lercari, ad di Lercari, che ha presentato i temi che sono stati affrontati durante l’evento. “Gli ultimi due anni ci hanno visto interessati da un importante tema sanitario che è stato un’acceleratore per il cambiamento dei processi nell’ecosistema della gestione del rischio. Noi come Gruppo, nonostante la crisi pandemica, abbiamo avuto la possibilità di evitare di subire determinate interruzioni grazie alla nostra dotazione informatica. Con questo conflitto in atto e la crisi geopolitica, oggi, la gestione del rischio è complessa sia per quanto concerne l’aumento dei costi delle materie prime e dell’inflazione. La tecnologia può essere un alleato per supportare i nostri assicurati”.
Crisi geopolitica e attacchi cyber
A seguire è intervenuto Mark Lowe, membro dell’advisory board di Pyramid Temi Group e socio Anra, che ha ricordato come la richiesta del governo ucraino di essere aiutato ad hackerare i software russi costituisca una creazione di un vero e proprio “cyber army” che rappresenta un pericolo per le imprese. “Questo è un allarme che deve preoccupare le aziende. Quando parliamo di geopolitical risk management dobbiamo parlare di geopolitica. Non esiste una definizione universalmente accettata di geopolitica anche se si tratta di una disciplina che studia l’influsso che i fattori geografici hanno sulla politica degli Stati. Quindi questo impatta a livello regionale e globale sulle strategie impiegate da uno o più Paesi con un effetto domino dovuto alle decisioni prese. Ad esempio, la crisi in Ucraina ha impatto anche su Paesi lontani o Stati non apparentemente connessi ad essa”.
Il rischio emergente legato al conflitto
Ad affrontare il tema spinoso legato alla supply chain e ai rischi che le nostre filiere corrono a fronte del rischio emergente legato al conflitto tra la Federazione Russa e l’Ucraina è stato Paolo Volpi, general manager e legal representative di HDI. “Gli imprenditori hanno sempre avuto il problema della reperibilità delle materie prime, ma con la globalizzazione e con l’ingresso di Cina e Russia il problema delle materie prime era diventato minoritario per chi faceva impresa. A cambiare le carte in tavola è arrivata la pandemia che ha comportato immobilità e un blocco totale per le aziende, a cui si sono aggiunte le difficoltà relative ai trasporti e ad un calo importantissimo della domanda. Ora è arrivata la guerra, un evento che tocca tutti, sia piccoli privati che grandi aziende, e che ferma ulteriormente la supply chain”.
“Dal punto di vista dell’incremento dei costi delle materie prime, le compagnie assicurative possono essere di grande aiuto – ha continuato Volpi – infatti possono fornire delle polizze che coprono l’imprenditore da eventuali danni patrimoniali e di immagine, costi di distribuzione dei prodotti e altro, ma anche i governi devono intervenire. In questo contesto di risk management non dimentichiamoci il cambiamento climatico, che costituisce un grave problema per le filiere e quindi un fattore da non sottovalutare”.
Eventi catastrofici e globalizzazione
A seguire è intervenuto Francesco Semprini, head di Swiss Re Italia, che ha ricordato come la globalizzazione non è sempre esistita. “Dal 19 dicembre 1863, data di fondazione della compagnia Swiss Re, come riassicuratore abbiamo assistito a molti eventi catastrofici. Eventi che l’uomo ha sempre superato. La differenza che caratterizza i contesti odierni da quelli passati è la globalizzazione. Ad oggi, arrivare a risolvere problemi quali la pandemia e la guerra è molto più difficile perché c’è un insieme di fattori molto complessi tutti interconnessi tra di loro. Per fare ciò, le compagnie devono impegnarsi in una collaborazione tra loro che riesca a dare un sostegno economico-finanziario al mondo e alle imprese”.
“Quello che stiamo vivendo era prevedibilissimo – ha proseguito Semprini – Nonostante questo il lavoro del risk manager oggi è molto complesso. Quello che è importante per chi si occupa di gestire il rischio è comprendere il perimetro del rischio ed oggi questo perimetro è molto incerto. Il risk manager deve ridurre il margine di incertezza a dei valori che sono tollerabili per l’azienda”.
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