
Più un lavoro è meccanico e ripetitivo più è a rischio automatizzazione. Maggiore è il livello di specializzazione che un lavoro richiede meno possibilità ha questo lavoro di venir automatizzato. A dirlo è un rapporto McKinsey che ha analizzato le conseguenze dell’automatizzazione del lavoro in diversi settori. Tra questi anche quello assicurativo.
Un settore che è già stato colpito dalla digital disruption con le assicurazioni online che con i loro form hanno di fatto ridotto la necessità di munirsi di sottoscrittori incaricati di rivedere ogni domanda presentata.
Come sottolinea la ricerca effettuata da McKinsey ad essere sostituito non è il lavoro bensì il “task” (il compito) che lo riguarda. Secondo lo studio, il 69% delle attività di elaborazione dati e il 64% delle attività di raccolta dati hanno un’alta probabilità di venir automatizzati nel breve periodo. E tutti sanno quanto le informazioni e i dati giochino un ruolo importante nel settore assicurativo.
Ma non tutto il comparto assicurativo rischia il posto. Stando ai dati raccolti da McKinsey, solo il 9% del personale incaricato nella gestione del personale e il 18% dei manager coinvolti nel processo decisionale hanno un’alta probabilità di venir sostituiti da processi di automazione.
“Alcune società hanno cominciato ad automatizzare molti processi attraverso i loro sistemi informatici – spiegano gli autori del rapporto – Ma sbagliamo a pensare che le persone interessate a questa automatizzazione siano impiegati con un basso salario: manager che hanno un reddito annuo superiore ai 200 mila dollari spendono circa il 31% del loro tempo a svolgere attività a rischio automatizzazione”.
“Le attività più difficili da automatizzare – conclude McKinsey – sono attività spesso caratterizzate da un lavoro creativo. Ad oggi i computer svolgono un ottimo lavoro per task ben precisi ma gli esseri umani sono ancora indispensabili per interpretare i risultati e fissare degli obiettivi”.